Translate

sabato 2 maggio 2015

Bruciar legna non fa bene all'aria delle valli del trentino



Fig. 1 Concentrazione giornaliera di benzopirene a Mezzano (Trento)
Il Trentino è giustamente rinomato per la bellezza del suo paesaggio, la cura dei luoghi, l'ospitalità.

Purtroppo, dati alla mano, alcuni suoi paesi di fondovalle hanno una pessima qualità dell'aria, paragonabile addirittura a quella di aree industriali come quelle di Genova, a causa dell'attività di grandi acciaierie a ciclo integrato.

I paesi sono Mezzano in Primiero  e Storo e la fonte dell'informazione è l'Agenzia Provinciale per la Protezione dell'Ambiente (APPA) che, tra il 2013 e 2014, ha condotto un sistematico monitoraggio della qualità dell'aria in queste due località.

Mezzano in Primiero
Storo
Tra i numerosi inquinanti monitorati, quelli che hanno segnalato superamenti dei limiti di Legge a tutela della qualità dell'aria sono state le polveri sottili (PM10) e il benzopirene.

A Mezzano, dal primo maggio 2013 al 30 aprile 2014, sono stati registrati 31 sforamenti del limite della concentrazione giornaliera delle polveri sottili (50 microgrammi/mc) , circa il doppio di quelli registrati, contemporaneamente, nella stazione di Borgo Valsugana (Figura 2).

A Storo, dal 13 agosto 2013 aml 12 agosto 2014,  gli sforamenti annuali delle polveri sottili sono stati 44.  a fronte di un limite consentito di 35 sforamenti all'anno.


Fig 2. Concentrazione media giornaliera invernale a Mezzano e nella Provincia di Trento


Più preoccupanti, in entrambi i paesi, i livelli di inquinamento del benzopirene, un potente cancerogeno.

A fronte di un limite di 1 nanogrammo per metro cubo di aria (ng/mc), calcolato come media giornaliera, su base annuale, a Mezzano ( Figura 1) e a Storo ( Figura 3) si sono registrati valori medi annuali della concentrazione di benzopirene pari, rispettivamente a 4,5  e 4,3 ng/mc, oltre quattro volte il limite di Legge.

Fig 3. Concentrazione media giornaliera di benzopirene a Storo (Trento)
 Le Figure 1 e 2 riportano le concentrazioni giornaliere di benzopirene registrate nei due paesi nel corso dei dodici mesi di monitoraggio e confrontate con il valore obiettivo della media annuale (1 ng/mc) rappresentata da una linea rossa.

Come si può vedere, in entrambi i casi, il maggiore inquinamento si registra nei mesi invernali, con valori massimi che superano i 30 ng/mc di benzopirene.

Sono valori elevatissimi, che normalmente si trovano solo in aree industriali pesantemente inquinate.

A Genova, nell'area industriale di Cornigliano che ospitava le acciaierie ILVA, quando gli impianti erano nella loro piena attività ( fine anni '90) , sul tetto delle abitazioni sottovento agli impianti, a circa 600 metri di distanza dagli impianti, si registravano valori medi di benzopirene  pari a 4,9 ng/mc, 

A fronte di queste misure, prevalentemente attribuibili alle emissioni della cokeria e nettamente superiori ai limiti di legge, e alla maggiore frequenza di danni alla salute riscontrati nella popolazione esposta, la magistratura genovese ha imposto la chiusura dell'impianto.

Dopo questo intervento, nello stesso sito, nonostante il traffico e le emissioni domestiche, la concentrazione media annuale crollò a 0,3 ng/mc, ampiamente al disotto dei limiti di Legge.

E nelle valli del trentino quale fonte è resposabile dell'inquinamento fuori norma nella stessa misura riscontrata a Genova?

I tecnici dell'APPA sono stati in grado di dare la risposta corretta, utilizzando una tecnica che si basa sulla conoscenza di vere e proprie impronte digitali chimiche che caratterizzano le diverse fonti emissive.

A conferma di quanto era noto da tempo, in entrambi i paesi, la fonte prevalente del benzopirene è la combustione della legna.

La combustione della legna è risultata anche responsabile di gran parte delle polveri sottili trovate nelle due valli, in particolare nel periodo invernale.

Fig 4. Contributo delle diverse fonti alla concentrazione invernale di PM10 a Storo

La Figura 4 mostra il contributo percententuale delle diverse fonti emissive presenti a Storo nel periodo invernale: la combustione delle biomasse (legno) è la fonte del 71% delle polveri sottili presenti nell'aria di questo sito, mentre il traffico veicolare è responsabile solo del 18%.

Trascurabile il contributo naturale inferiore all'1%, mentre le cosidette polveri secondarie, quelle che si formano in atmosfera a seguito di reazioni fotochimiche di inquinanti primari quali anidride solforosa ed ossidi di azoto, rappresentano complessivamente il 12% delle cause del fenomeno.

Pertanto tutti i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni giornaliere delle polveri sottili registrate a Storo e a Mezzano nel periodo invernale sono da attribuire alla combustione della legna.

Le relazioni dell'APPA si limitano a registrare il fenomeno, trovare le cause  e a comunicare i loro risultati  a chi di dovere (Comune, ASL, Provincia ?).

Per quanto riguarda il da farsi, resta da chiarire se a Storo e a Mezzano è arrivato o meno il metano e quindi se gli abitanti di questi due paesi siano costretti, senza possibili alternative, ad usare la legna per riscaldarsi oppure se i costi piu bassi del legno possono spiegare l'elevato uso di questo combustibile anche disponendo di un combustibile molto meno inquinante come il metano.

Ci si potrebbe anche domandare se il pesante inquinamento registrato in quese due vallate sia riconducibile a qualcuna delle tante centrali di cogenerazione ( elettricità e calore) alimentate con biomasse legnose e spesso portate ad esempio di scelta "ecologica".

In ogni caso le misure registrate a Mezzano e Storo segnalano che la salute dei valligiani, in particolare anziani e bambini, è a rischio, a causa di norme di Legge non rispettate.



Sullo stesso argomento:
- Impatti ambientali e sanitari dalla combustione di biomasse legnose 
- Centrali a biomasse: tutte illegali 
- Biocombustibili legnosi: il modello trentino 1
- Il crescente uso di biocombustibili preoccupa la UE
- La qualità dell'aria: bene comune disponibile alle leggi del mercato?
- Polveri sottili e caminetti in Baviera e Lombardia.
- La legna peggiora la qualità dell'aria: IPA
- La legna peggiora la qualità dell'aria: polveri sottili
- Uno studio tedesco conferma che bruciare biomasse non è ecologico
- Invito al ministro Orlando di abolire gli incentivi alla combustione delle biomasse





1 commento:

  1. Il dato di Storo non sorprende affatto data la marcata configurazione orografica a conca dove è collocato il paese. Inoltre vi è il diffuso uso di stufe economiche, con scarso (anzi nullo) controllo della combustione. Se vi fosse una rete di teleriscaldamento a legna, di moderna concezione con potenza nominale di nemmeno un quarto della somma delle potenze nominali delle stufe obsolete il problema sarebbe risolto. Comunque anche le PM da traffico automobilistico (che però non è particolarmente elevato in quella zona) sono più stazionali a causa dell'orografia.
    Se Storo è un caso che non mi sorprende affatto mi stupisce più quello di Mezzano sul quale vedrò di fare qualche indagine.

    RispondiElimina