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mercoledì 23 febbraio 2011

Meglio il Carbone

Biomasse? No grazie, meglio il carbone.

Se si fanno i conti giusti su quanti inquinanti si producono, a parità di elettricità e calore, la legna esce pesantemente sconfitta.

Sarà anche una fonte di energia rinnovabile ma non è per niente "pulita".

Numeri alla mano, è addirittura meglio il carbone.

I grammi di polveri sottili (PM2,5) che si immettono in atmosfera per produrre un giga Joule di elettricità e calore sono 33 se si brucia la legna, 9, 9 con il carbone e 0,9 con il metano.

E anche le diossine immesse in atmosfera, sempre a parità di energia prodotta, sono molte di più se si brucia legna: 50 nanogrammi con la legna, 10 con il carbone, 0,5 con il metano.

Chi ancora crede che la legna sia una fonte di energia pulita si sbaglia di grosso.

E i valori che vi ho mostrato non sono per niente strani: la legna ha un potere calorifico molto più basso del carbone e del metano e come combustibile solido la legna brucia meno bene (e quindi inquina di più) di un combustibili gassoso come il metano.

Per chi dubita sulla validità di queste stime,  dico subito che la fonte (Agenzia Europea per l'Ambiente)  è accreditata e priva di conflitti di interesse.

Inoltre, per chi ancora non lo sà, nel 2010 l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha inserito il fumo di legna tra i possibili cancerogeni per l'uomo: chi è esposto a questi fumi vede aumentare il rischio di sviluppare un cancro al polmone.

E questo risultato non è per niente strano, in quanto nel fumo di legna abbondano molti cancerogeni: benzene, benzopirene, formaldeide, diossine, nonchè nanopolveri,  che certo non aiutano a stare meglio.

Ma se le cose stanno così, che senso ha incentivare con danaro pubblico ( le nostre bollette per la luce) la produzione di elettricità realizzata bruciando legna ?

In nome dell'"ecologia" e con l'ossessione mono-maniacale dei gas clima-alteranti ( la CIODUE) , siamo riusciti a sovvenzionare chi, bruciando legna e altre simili biomasse,  inquina e mette a rischio la salute dei cittadini!!

mercoledì 16 febbraio 2011

Cellulari con Prudenza

Condivido con i colleghi più prudenti, come Elisabeth Cardis del Centro di Ricerca di Epidemiologia ambientale di Barcellona, una certa preoccupazione per i possibili danni alla salute prodotti dall'uso di cellulari. In una nota appena pubblicata ( Occupational Environmental Medicine marzo 2001 vol 68, n3 169-171)  la ricercatrice afferma che gli studi fin ad oggi effettuati, come il tanto pubblicizzato Interphone,  non permettono di escludere che un uso eccessivo di telefonate con cellulare possa aumentare il rischio di tumori al cervello, nel lato della testa dove più frequentemente si appoggia il telefono.

I problemi per una corretta interpretazione degli studi sono diversi, alcuni metodologici, quali l'elevato rifiuto a partecipare all'indagine da parte dei soggetti scelti come controllo e il non aver distinto quale è il lato del cervello colpito.

E il problema è che oggi al mondo ci sono 4 miliardi di persone cellular dotati e molto di loro sono ragazzi, se non addirittura bambini.

In qualità di ricercatori preoccupati, non possiamo che raccomandare semplici norme di prudenza quali:

1) preferire l'uso di SMS

2) preferire il viva voce e l'auricolare.

Personalmente mi sento anche di raccomandare di usare il cellulare per chiamate brevi e solo per le chiamate indispensabili e di dare priorità al vecchio telefono fisso, se è disponibile.

Maggiore cautela se avete poco campo; in questo caso per collegarsi alla cella più vicina il segnale in uscita è potenziato e , a parità di tempo, le cellule del vostro cervello sono costrette ad assorbire più energia. Meglio evitare.

venerdì 11 febbraio 2011

Sette Miliardi

Quest'anno la popolazione mondiale conterà 7 miliardi di persone.

Nel 1960, quando ero ragazzino, eravamo appena 3 miliardi. Effettivamente siamo cresciuti e ci siamo moltiplicati, ma fino a quando?

Tra i tanti problemi che si porta dietro questa crescita continua c'è quello che, insieme agli umani, cresce il numero di animali che alleviamo per mangiarceli direttamente o per mangiare il loro latte e le loro uova.

La FAO stimava che nel 2007, tra questi compagni di strada, c'erano un miliardo e 300 mila bovini  e quattro miliardi di altri quadrupedi mangerecci (maiali, pecore, capre, conigli), a cui si aggiungevano 19 miliardi di galline, tacchini, oche...

E visto che una mucca pesa tra i 600 e 700 chili e un maiale va per i cento chili, la loro richiesta di spazio vitale, cibo e di acqua è in proporzione alla loro rispettiva biomassa.

In altre parole un miliardo di mucche pesa quanto 10 miliardi di umani.

Tra noi e loro, gli animali addomesticati, abbiamo disponibili 150 milioni di chilometri quadrati di terre emerse, deserti compresi.

Sembrano tanti, ma per produrre i foraggi necessari per alimentare solo i bovini allevati oggi sul Pianeta, abbiamo bisogno di circa 7 milioni di chilometri quadrati di pascolo, qualcosa come l'intera Australia.

Insomma, cominciamo a stare stretti e nei prossimi decenni, se niente cambia, andrà sempre peggio, in quanto le previsioni ci danno ancora in crescita. Tra i tanti lettori di questo blog, la gran parte di loro vedrà l'alba del 2045 in compagnia di 9 miliardi di compagni di strada, contando solo gli umani.

Non sarebbe male se , fin da subito, cominciassimo ad adottare una dieta sempre più vegetariana, per lo meno lasceremo un pò di spazio ad elefanti, giraffe e gorilla, nonche scampoli di prato in cui i nostri nipoti potranno giocare.

giovedì 10 febbraio 2011

Tirar Su Obelischi

obelisco S Pietro 


Il dipinto a fianco, in mostra nei musei vaticani, mostra le opere messe in atto per erigere l'obelisco di piazza S. Pietro, durante la costruzione della basilica.

Siamo a metà del 1500 e il trasporto e l'erezione dell'obelisco, è stato realizzato solo ricorrendo a energie rinnovabili. In particolare, per alzare l'obelisco si sono utilizzati 900 uomini e decine di cavalli da tiro e buoi.

Argani, ruote, macchine in legno, centinaia di metri di corde di canapa,  hanno moltiplicato i loro sforzi e permesso di raggiungere il risultato che ancora oggi è possibile ammirare.
Insomma, i limiti delle energie rinnovabili non hanno impedito queste costruzioni e tutte quelle che hanno caratterizzato le grandi civiltà del vicino e lontano passato, compresa la civiltà egiziana dove l'obelisco è stato scolpito e quella romana imperiale che quello stesso obelisco, via mare, aveva trasportato dall'Egitto a Roma.
L'inventiva e l'immaginazione hanno permesso di realizzare imprese che oggi, senza petrolio e uranio, riteniamo impossibile.
Se personaggi creativi come Leonardo e Michelangelo, altre 400 anni fa, avessero anticipato la rivoluzione industriale scoprendo le macchine a vapore, oggi non avremmo a disposizione, una goccia di petrolio, un grammo di carbone ed di uranio e neppure un litro di metano.
La stessa creatività ed immaginazione, potrebbero permettere di realizzare una nuova civiltà basata solo su fonti energetiche rinnovabili e in equilibrio con le risorse del Pianeta.
Ne saremo capaci?

martedì 1 febbraio 2011

Desert Tech: il Deserto Continuerà a Vivere?

Sembra proprio che il progetto Desert Tech parta.

Per chi non ne sa ancora nulla, il progetto prevede di coprire di impianti solari e fotovoltaici grandi superfici delle zone desertiche del pianeta, a cominciare dal nord Africa,e produrre elettricità da convogliare, con lunghi elettrodotti sottomarini, fino in Europa. Ovviamente, un pò dell'elettricità prodotta resta nei paesi di origine, ma la gran parte andrebbe nei nostri opulenti Paesi. Siamo di fronte a una svolta "AMBIENTALISTA"  dell'Europa, o stiamo avviando lo sfruttamento colonialista del 3° millennio, del continente africano?

Sapete quale è il problema? Che, ovviamente, questa impresa richiede enormi capitali che solo pochi hanno a disposizione e, in questo modo, l'energia solare che irraggia tutti "a gratis", diventerà monopolio di pochi che si approprieranno anche di questa fonte energetica e la faranno pagare (cara), vendendola dopop opportune trasformazioni.

Il problema è che l'efficenza di un pannello fotovoltaico di pochi metri quadrati è lo stesso di quello di centinaia di ettari e se un edificio è ben esposto, come anche le norme igiene consigliano, gran parte delle sue superfici, comprese quelle verticali, possono ospitare pannelli solari per la produzione di calore ( e frigorie) e per la produzione di elettricità.

Dal punto di vista tecnico, nel progetto Desert Tech, occorre valutare anche le importanti perdite di energia che avvengono nelle fasi di passaggio dalla corrente continua prodotta dai pannelli a quella alternata che si inserisce nella rete e le perdite di rete della corrente, nella fase di trasporto lungo gli elettrodotti (che negli attuali elettrodotti  è di circa il 10%).

Queste perdite, che in parte neutralizzeranno la maggiore insolazione delle aree desertiche, sono molte inferiori in un utilizzo decentrato dell'energia fotovoltaica, quello che, come abbiamo già visto,  potrebbe trasformare ogni tetto, ogni capannone, ogni pensilina, in un impianto generatore di energia elettrica e calore per gli auto-consumi civili ed industriali delle strutture che ospitano l'impianto, integrato nel tetto che protegge chi abita e lavora sotto questo stesso tetto

E questo potrebbe avvenire con costi di investimento compatibili con quelli necessari per acquistare una macchina o la casa e, anche in gran parte dell'Italia, potrebbe coprire i consumi elettrici di una famiglia che pratica l'efficenza energetica nei suoi acquisti e nelle pratiche quotidiane. Insomma un impianto fotovoltaico, con i suoi accessori per lo stoccaggio dell'energia ( ad esempio, con pile a combustibile alimentate da idrogeno prodotto con la dissociazione elettrolitica dell'acqua, realizzata con la corrente continua fornita dal pannello fotovoltaico) potrebbero diventare l'elettrodomestico del 3 millennio

In questo modo, grazie all'energia solare che ci arriva sul tetto e sulle pareti di casa,  tutti potremmo diventare produttori di energia elettrica per i consumi propri e anche per quelli del resto del paese e di calore per gli usi domestici.

Per l'Italia, in particolare per il Sud, questa è una grande opportunità che occorre regolare con saggezza ed intelligenza, a partire dalla necessità di  diffondere in tutto il Paese la cultura dell'efficenza energetica e della lotta agli sprechi, un presupposto obbligatorio, se si vuole evitare che anche le energie rinnovabili diventino l'ennesimo sfregio all'ambiente.

E infine, chi pensa che i deserti  siano privi di vita e si possano trasformare, senza problemi, in immense distese di specchi, per continuare sprechi e consumi dei paesi cosidetti sviluppati, si sbaglia e di grosso.