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martedì 6 gennaio 2009

Lunga Vita al Latte Crudo

E' un classico, un fatto ricorrente, che i poteri forti si accorgono del valore della salute e dell'ambiente solo quando ci sono da tutelare i loro poteri.

L'ultimo episodio è la campagna mediatica contro la vendita di latte crudo, che ha trovato il pretesto in un caso di presunta intossicazione attribuita al consumo di latte crudo.

A seguito di questo episodio si è obbligata l'affisione presso gli erogatori di un cartello che invita a bollire il latte.

L'immediata conseguenza di questa vampata d'igienismo è stato il crollo delle vendite del "bancolatte" con la felicità dei grandi distributori che avevano visto calare le loro vendite.

Come contributo a sostegno della vendita diretta del latte, pubblico il comunicato del Consorzio Tutela del latte crudo.

E esprimo la mia piena solidarietà ai produttori di latte crudo: che continuino nella loro attività assolutamente meritoria.

A mia volta ricordo che quando il latte ci veniva portato a casa direttamente dalla stalla (è una storia italiana di oltre 50 anni fa) bollivamo il latte, ma non c'era la filiera del freddo e la mungitura sterile che c'è oggi.


Consorzio Tutela Latte Crudo
Via J.F. Kennedy, 30  - 26013 Crema CR
tel. 0373.897011 - fax 0373.81582
Codice Fiscale 91027060192 -  www.consorziotutelalattecrudo.it  e-mail : info@aral.lom.it


L’attacco denigratorio contro la vendita diretta del latte crudo ha ottenuto il risultato

L’ordinanza del Sottosegretario Martini prevede: 

l’obbligo di riportare sulle macchinette erogatrici in maniera ben visibile ed a caratteri in
rosso l’indicazione che “il latte deve essere consumato previa bollitura”.

Questo dopo ben quattro anni, in cui centinaia di migliaia di cittadini, ogni giorno hanno
acquistato il latte crudo presso i distributori self service, senza che vi sia stato un solo caso
provato  di infezione causato dal nostro latte (Voi tutti ne siete testimoni) come
dimostrano le migliaia di analisi effettuate dal Servizio Sanitario Pubblico. 

OBBEDISCO! ….. Ma non capisco!


Perché chi vende uova, pesce o carne cruda non deve apporre scritte: “Da
consumarsi previa bollitura”? 

Perché nei ristoranti si può servire carpaccio di pesce, o carne, insalate russe e dolci
fatti con uova crude?  

Perché l’industria non deve far bollire il latte? Ma può scaldarlo a 72 gradi per 15
secondi?

Perché solo il nostro latte deve essere consumato previa bollitura”?

Chiediamolo direttamente al Sottosegretario Martini 
tel. 06/ 59945778 – 5779  fax 06/ 59945331


Aiutateci a difendere un modo di vendita trasparente, controllabile, che permette ai
consumatori di avere il miglior prodotto ad un prezzo onesto, riducendo gli sprechi e
salvaguardando l’ambiente.

Postato da: federico46 a 08:34 | link | commenti (6)
ambiente e società


Commenti:
#1  06 Gennaio 2009 - 09:40
 
..a dir poco intossicata da un carpaccio di salmone da ristorazione prenatalizia (acci acci),il latte lo bevo solo crudo ma rigorosamente uht,per convenienza chiaro,ma concordo,i controlli delle "fabbriche"sappiamo che NON esistono,il tetrapack un giorno è infettivo un giorno no,il vetro una volta era pulito,ora boh(?)..diciamo che l'italia con il latte ha sempre problemi,vedi la diossina ,le quote d'esubero che ora non vengono più multate..ehhhh,che dire? forse fa bene il Vaticano ad uscirne (ah ah ah)
Utente: MENTEseVERA Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. MENTEseVERA
#2  07 Gennaio 2009 - 16:08
 
Suggerisco un'intervista nel merito al Dr. Fausto Cavalli, agronomo, che aiutò i primi agricoltori a promuovere la distribuzione alla spina del latte crudo.
Un'ottima occasione per valutare un diverso e preparato punto di vista rispetto a quello del nostro affidabile Governo.
Qui: http://it.youtube.com/watch?v=kL7yFl5OkBs
utente anonimo
#3  07 Gennaio 2009 - 16:11
 
Aggiungo anche un documento redatto dallo stesso Dr. Cavalli.
Lo trovate qui: http://files.meetup.com/207896/Fausto%20Cavalli%20-%20Latte%20alla%20spina%20e%20disinformazione.pdf
(copiate e incollate il codice nella barra degli indirizzi).
A presto,
Adriano
utente anonimo
#4  15 Marzo 2009 - 07:30
 
Perchè non si deve apporre "scaldare fino a 72°" invece di "bollire"?

Sarà forse perché è noto che tutte le case italiane sono dotate di termometri alimentari (ovviamente tarati a cadenza semestrale)?

Questa reazione "scomposta" mi pare pure autolesionista. Avreste dovuto fare vostra la preoccupazione per la salute del consumatore e dire fin da subito che soprattutto le categorie a rischio (in particolare i bambini fino a 3 anni) avrebbero dovuto bollire il latte prima di consumarlo. Invece siete stati zitti e ora, davanti ad alcuni casi di probabile correlazione tra latte crudo e infezioni, fate le vittime dei poteri forti.

Questo ruolo non vi si addice, soprattutto alla luce del fatto che le vostre belle positività per campilobacter, coli e salmonella le avete avute. La correlazione con i casi di sindrome uremica riportati non è stata provata al 100%, ma siccome 1+1 generalmente fa 2, le probabilità sono rilevanti...

Il rischio, vorrei ricordare che, per quanto basso, non è certo zero. Se poi volete dire che è zero dovreste anche essere disposti a pagare in solido qualora si verificasse. In realtà quel cartello non fa altro che "mettervi al sicuro" proprio da questo fatto.

Vedrei meglio (ma credo anche i cittadini) se ora piuttosto lottaste perchè la stessa "regola precauzionale" venisse estesa anche a carni, uova etc...

Poi se uno vuole correre i suoi rischi lo faccia. Ma almeno sappia che li corre. Si chiama corretta informazione.

BBB!

A margine: Nessuno dà uova crude ad un bambino di 1 anno, il latte invece...
http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/search/label/latte%20crudo utente anonimo
#5  15 Marzo 2009 - 11:52
 
Non ho sufficenti nozioni di microbiologia ed igiene per rispondere alle osservazioni, in parte condivisibili, dell'ultimo ospite del mio Blog.
Ovviamente possono farlo altri.
Penso tuttavia che la politica di due pesi e due misure, in atto nel nostro Paese, sia incontestabile. Vogliamo parlare dei favori (CIP 6 e Certificati Verdi) dei governi nostrani, di destra e di di sinistra, elargiti ai poteri forti dei costruttori e gestori di inceneritori nostrani? Impianti che da anni Austria, Danimarca, Svezia tassano per favorire il riciclo e per ridurre, in questo modo, e per esplicita scelta di governo,l'esposizione a composti tossici (quelli comunque presenti nei fumi dei moderni inceneritori con recupero energetico) delle popolazioni sottovento agli impianti, a cominciare dai neonati.
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#6  12 Giugno 2011 - 09:45
 
  Voglio esprimere tutto il mio incoraggiamento a perseverare nel loro lavoro preziosissimo e duro a quegli allevatori che hanno deciso, malgrado la campagna di discredito di cui puntualmente sono fatti oggetto da parte delle grosse Multinazionali, di darci finalmente un prodotto genuino e libero da processi industriali di sterilizzazione. Le persone devono capire che il latte dei cartoni che troviamo nei supermercati, oltre ad essere acqua colorata e priva di nutrienti, è importata in gran parte dall'estero. In questi paesi, le condizioni igieniche sono assolutamente carenti e gli animali sono sottoposti a stress produttivi che pregiudicano la salubrità del latte. Per questo le Multinazionali si servono di loro... tanto poi il latte lo “ripuliscono” con i trattamenti termici... che servono però solo a LORO per facilitarne il trasporto e impedirne la deperibilità, mica a NOI, che ce lo beviamo! Voglio porvi una domanda... queste aziende di allevamento estere... chi le controlla ?
Da noi i nostri allevatori ci mettono la faccia e sono sottoposti a controlli capillari da parte delle Autorità Sanitarie Locali, ma le Multinazionali ? Chi ci garantisce circa la salubrità dei loro prodotti ? I prezzi troppo bassi con cui mettono in ginocchio i nostri allevatori nel comprare il latte, forti della loro posizione contrattuale enorme, quasi illimitata... non vi dicono nulla sui metodi e le reale finalità delle Multinazionali ? Vi sembra normale il prezzo di un cartone di pseudo-latte a lunga conservazione a 50 centesimi il litro ? Considerate che il prezzo del latte alla stalla viene pagato ad un allevatore, in Italia, ad un prezzo di poco inferiore... e stiamo parlando del latte migliore... Riflettiamo su ciò che ci propinano e agiamo di conseguenza... ne va anche della nostra economia! Cerchiamo di fare i NOSTRI interessi e non i LORO !
utente anonimo

lunedì 5 gennaio 2009

Oilio e Petrolio

La scorsa domenica sono stato di nuovo ospite di Sabato&Domenica su RAI 1;argomento della trasmissione, la possibile prossima apertura di due pozzi petroliferi in Abruzzo.
Ebbene si, oltre alla Basilicata, abbiamo giacimenti di petrolio anche in Abruzzo, dalle parti di Ortona(CH).
E' dal 2001 che l'ENI ha acquistato terreni e avuti tutti i permessi per l'estrazione e il preraffinamento del greggio e del gas con il pieno consenso di Comuni, Provincia e Regione. Peccato che poco o nulla ne sapevano i cittadini più direttamente interessati, in particolare oliviculturi e viticultori che hanno realizzato in zona una fiorente produzione agricola di alta qualità.
E ora la smania di petrolio e di "sviluppismo" del governo rischia di mettere in discussione tutto questo.
Solo ora, dopo le prime vibrate proteste dei cittadini, le amministrazioni locali si sono svegliate e hanno commissionato all'Istituto Mario Negri uno studio sull'impatto ambientale e sanitario;  e i primi risultati di questo studio dicono che le Valutazioni di Impatto Ambientale approntate dall'ENI, ed approvate, sottovalutavano le ricadute ambientali.
Da parte mia ho rincarato la dose, in quanto anche lo studio preliminare del Mario Negri, ignora la sicura formazione di polveri fini secondarie e la maggiore produzione di ozono e di smog fotochimico a causa delle emissioni degli impianti termici  previsti e delle perdite per evaporazione del petrolio estratto e stoccato ( idrocarburi, ossidi di azoto).
Infine, sembra che tutti abbiano ignorato i possibili rischi di incidenti gravi durante il trasporto del greggio; proprio ieri, nel porto petroli di Genova c'è stato l'ennesimo principio di incendio a bordo di una petroliera in fase di carico.
Comunque le stime del Mario Negri parlano di possibile superamento dei valori di inquinamento che mettono a rischio la produzione agricola locale, il cui valore, i base ad  una stima cautelativa di questo Istituto  è pari a 140.000 euro all'anno.
Lo sfruttamento del giacimento durerà, se va bene, 30 anni, tanti quanti ne serve ad un uliveto per diventare produttivo. Il problema è che cessata l'estrazione di petrolio, restano per decenni i danni ambientali provocati mentre un uliveto produce i suoi frutti per secoli nel pieno rispetto dell'ambiente e del paesaggio.
Non sappiamo come questa brutta storia all'italiana finirà. La novità è che la Chiesa locale, con i suoi massimi rappresentanti, oggi si è messa di traverso al progetto di sfruttamento a difesa del  sapiente frutto del lavoro agricolo in Abruzzo: l'olio e il vino, fonti di "energia" rinnovabile, a basso impatto ambietale.

Postato da: federico46 a 13:15 | link | commenti (2)
ambiente e società, biomasse


Commenti:
#1  05 Gennaio 2009 - 13:55
 
Ho visto il tuo intervento in Rai, bravissimo!

Aggiungo e confermo quanto ho già sentito dire, il vero oro nero da quelle parti è l'olio e il vino, non certo il petrolio.

A quanto ammonterebbe indicativamente in percentuale, sul fabbisogno nazionale stimato, il giacimento scoperto in abruzzo ? Suppongo assai poco.
utente anonimo
#2  05 Gennaio 2009 - 16:38
 
Si prevede che il Centro Oli di Ortona possa produrre 7.230 barili di greggio semilavorato al giorno.
A questa quantità occorre detrarre la quantità di petrolio (energia) necessaria per il pompaggio, i trattamenti e i trasporti; questi consumi energetici sono la principale causa del degrado ambientale che si stima nella zona. Una previsione ottimistica (al ribasso) può valutare nel 10%, questo costo energetico.
Quindi i barili "utili" che escono dal centro potrebbero essere circa 6.510 al giorno.
Ogni giorno il nostro paese consuma circa 2 milioni di barili di petrolio.
Pertanto, il contributo del Centro oli di Ortona, sarà pari allo 0,3% del bilancio petrolifero nazionale.