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martedì 17 giugno 2008

Arrivano le Bottiglie Biodegradabili

Ogni anno gli italiani usano e gettano 350.000 tonnellate di bottiglie in PET  (Poli Etilen Tereftalato)per bere acqua che gli fanno credere sia  più buona di quella del loro rubinetto.Si calcola che per produrre queste bottiglie ci vogliano 665.000 tonnellate di petrolio

E' possibile che tra qualche anno useremo e butteremo 350.000 tonnellate di bottiglie in PLA ( Acido Polilattico) e per convincerci  al cambiamento ci fanno credere che questo nuovo prodotto sia ecologico, in quanto il PLA, prodotto dalla fermentazione dl mais è biodegradabile e in tre mesi, si decompone in anidride carbonica e acqua.

Quanto petrolio ci vogliaper arare i campi, seminarli, irrigarli, fertlizzarli, disinfestarli, per raccogliere e lavorare il mais, per produrre il monomero e da questo sintetizzare il PLA ed infine produrre la bottiglia, riempirla, trasportarla al mercato e, una volta vuota, raccoglierla e trasportarla in discarica o all'inceneritore , non è dato sapere.

Non sarebbe meglio una bella robusta bottiglia in PET da riutilizzare più volte con la strategia del vuoto a rendere?

E poi, confesso: mi sfugge il motivo per cui questa innovazione venga presentata come una soluzione all'emergenza rifiuti.

Le strade di Napoli apparirebbero diverse se riempite di bottiglie e sacchetti maleodoranti ma tutti rigorosamente biodegradabili?

ps: per i più giovani che non hanno mai sperimentato il "vuoto a rendere", spieghiamo che se al momento dell'acquisto di una bottiglia (acqua, latte, aranciata, birra, vino...), si porta al negozio una equivalente bottiglia vuota, si paga solo la bevanda imbottigliata. Se non si consegna il contenitore vuoto,  si paga, caro, anche il contenitore.  Il contenitore vuoto, ritirato dall'autotrasportatore che ha consegnato i contenitori pieni è riportato all'azienda che lava e sterilizza la bottiglia e la riempie con la bevanda fresca.Può sembrare strano ma questa strana usanza era in uso anche in Italia, non molti anni fa.

Postato da: federico46 a 14:01 | link | commenti (9)
ambiente e società


Commenti:

#1  17 Giugno 2008 - 14:02
Ti ammiro molto e ti seguo spesso.

Voglio fare solo un appunto.
Le bottiglie di plastica non puzzano in genere.
Sono gli scarti umidi che puzzano durante la fermentazione.

Tu ovviamente questo lo sai già...ma l'ultima frase che hai scritto (prima del PS) è un po' fuorviante.

Grazie mille per quello che fai. E' molto importante!

Roberto
utente anonimo

#2  17 Giugno 2008 - 14:08
io ho 37 anni e ricordo che da bambina andavo con mio papà alla Rinascente qui vicino a ridare la bottiglia vuota proprio là dove l'avevamo comprata.
utente anonimo

#3  17 Giugno 2008 - 14:29
Tieni da parte una bottiglia di plastica che ha contenuto latte per qualche giorno e prova ad annusare :-));
stesso test per bottiglie di vino, birra...
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46

#4  17 Giugno 2008 - 19:47
Infatti per fare una raccolta differenziata seria bisognerebbe aprire, sciacquare e asciugare i contenitori. La plastica che si ricava è bella pulita, non puzza e pronta da riciclare. Se poi stiamo attenti a comprare merci con pochi imballaggi possiamo gettare un sacco anche una volta al mese, senza nessun problema igenico. Io lo faccio, ma mi sembra di essere un pesce fuor d'acqua.
utente anonimo

#5  17 Giugno 2008 - 19:58
siamo in due!
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46

#6  19 Giugno 2008 - 10:25
tre pesci almeno.

ricordate il contenitore di alluminio che una celebre bevanda che non ha bisogno di pubblicità vende negli autogrill, con un piccolo sovrapprezzo?

è da un anno che lo uso.
lo sciaquo, e lo riempio di acqua di fontana.

In un anno avrò risparmiato 200 bottigliette da 50 cc di pet, usa e getta. Almeno.

A Colorno, questa pratica nelle scuole, con apposita delibera, fa risparmiare migliaia di insensate bottiglie di plastica.

Basta la volontà politica di agire.

Roberto
www.buonsenso.info

PS
un paio di adesivi sul marchio, e di pubblicità sul contenitore di alluminio riutilizzabile, ne faccio a chi voglio io...
utente anonimo

#7  24 Giugno 2008 - 09:36
Ormai è da tempo che ho convinto i miei a comprare l'acqua in vetro con la pratica del vuoto a rendere. L'acqua è più buona, costa meno, e produciamo molti meno rifiuti.

Anche io sciacquo sempre i recipienti in plastica ed alluminio che poi avvio al riciclaggio, ma la soluzione migliore resta sempre il riutilizzo, Cercare di evitare di produrre e trasformare è il primo passo verso la sostenibilità.
utente anonimo

#8  24 Maggio 2011 - 05:20
Sto bevendo la Sant'Anna da bottiglie biodegradabili ma...oggi ho bevuto l'acqua del rubinetto. Non so se può essere un problema psicologico ma l'acqua di quella bottiglia mi sembra strana, non è la Sant'Anna solita, non riesco a berla. Ci ho ragionato sopra e data la strana pastosità dell'acqua sono arrivata alla conclusione che forse la bottiglia ha già cominciato a... biodegradarsi e chi la beve si beve pure le molecole del contenitore e non credo che faccia bene. Conclusione: appena ho un pò di tempo mi vado a prendere l'acqua di una fontana su una collina qui vicino, nel frattempo bevo quella del rubinetto. Mi piacerebbe comunque sapere il parere dell'esperto su questo mio dubbio e sugli eventuali effetti collaterali. Lisa
utente anonimo

#9  24 Maggio 2011 - 06:49
L'acqua imbottigliata è sterile e questo dovrebbe garantire che l'attività biodegradativa cominci solo quando la bottiglia è aperta e la degradazione si accelera se  la si beve direttamente dalla bottiglia. Se poi la si lascai al sole...
I nostri amici microbi, quando in giro c'è qualche cosa di buono per loro non si fanno pregare e si danno da fare alla grande.
I mie sacchetti di carta per la raccolta dell'umido, che tengo anche una settimana nel sottolavello prima di metterli nella compostiera, grazie al compost che aggiungo subito agli scarti proprio per attivare la biodegradazione, spariscono sotto agli occhi ;-).
Va bene la raccolta di acqua alla fontanella pubblica, ma ti consiglio di usare bottiglie in vetro ben pulite, di tenerle in frigo e di consumare l'acqua rapidamente, entro qualche giorno dalla raccolta. Insomma, non fare scorte eccessive in quanto faresti un bel brodo di cultura.
In alternativa chiedi al sindaco di realizzare chioschetti per l'acqua del sindaco sotto casa.
Si ritorna alla vecchia fontana pubblica, ma sempre meglio che andare al supermercato

Arrivano le Bottiglie Biodegradabili

Ogni anno gli italiani usano e gettano 350.000 tonnellate di bottiglie in PET  (Poli Etilen Tereftalato)per bere acqua che gli fanno credere sia  più buona di quella del loro rubinetto.Si calcola che per produrre queste bottiglie ci vogliano 665.000 tonnellate di petrolio

E' possibile che tra qualche anno useremo e butteremo 350.000 tonnellate di bottiglie in PLA ( Acido Polilattico) e per convincerci  al cambiamento ci fanno credere che questo nuovo prodotto sia ecologico, in quanto il PLA, prodotto dalla fermentazione dl mais è biodegradabile e in tre mesi, si decompone in anidride carbonica e acqua.

Quanto petrolio ci vogliaper arare i campi, seminarli, irrigarli, fertlizzarli, disinfestarli, per raccogliere e lavorare il mais, per produrre il monomero e da questo sintetizzare il PLA ed infine produrre la bottiglia, riempirla, trasportarla al mercato e, una volta vuota, raccoglierla e trasportarla in discarica o all'inceneritore , non è dato sapere.

Non sarebbe meglio una bella robusta bottiglia in PET da riutilizzare più volte con la strategia del vuoto a rendere?

E poi, confesso: mi sfugge il motivo per cui questa innovazione venga presentata come una soluzione all'emergenza rifiuti.

Le strade di Napoli apparirebbero diverse se riempite di bottiglie e sacchetti maleodoranti ma tutti rigorosamente biodegradabili?

ps: per i più giovani che non hanno mai sperimentato il "vuoto a rendere", spieghiamo che se al momento dell'acquisto di una bottiglia (acqua, latte, aranciata, birra, vino...), si porta al negozio una equivalente bottiglia vuota, si paga solo la bevanda imbottigliata. Se non si consegna il contenitore vuoto,  si paga, caro, anche il contenitore.  Il contenitore vuoto, ritirato dall'autotrasportatore che ha consegnato i contenitori pieni è riportato all'azienda che lava e sterilizza la bottiglia e la riempie con la bevanda fresca.Può sembrare strano ma questa strana usanza era in uso anche in Italia, non molti anni fa.

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Commenti:
#1  17 Giugno 2008 - 14:02
 
Ti ammiro molto e ti seguo spesso.

Voglio fare solo un appunto.
Le bottiglie di plastica non puzzano in genere.
Sono gli scarti umidi che puzzano durante la fermentazione.

Tu ovviamente questo lo sai già...ma l'ultima frase che hai scritto (prima del PS) è un po' fuorviante.

Grazie mille per quello che fai. E' molto importante!

Roberto
utente anonimo
#2  17 Giugno 2008 - 14:08
 
io ho 37 anni e ricordo che da bambina andavo con mio papà alla Rinascente qui vicino a ridare la bottiglia vuota proprio là dove l'avevamo comprata.
utente anonimo
#3  17 Giugno 2008 - 14:29
 
Tieni da parte una bottiglia di plastica che ha contenuto latte per qualche giorno e prova ad annusare :-));
stesso test per bottiglie di vino, birra...
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#4  17 Giugno 2008 - 19:47
 
Infatti per fare una raccolta differenziata seria bisognerebbe aprire, sciacquare e asciugare i contenitori. La plastica che si ricava è bella pulita, non puzza e pronta da riciclare. Se poi stiamo attenti a comprare merci con pochi imballaggi possiamo gettare un sacco anche una volta al mese, senza nessun problema igenico. Io lo faccio, ma mi sembra di essere un pesce fuor d'acqua.
utente anonimo
#5  17 Giugno 2008 - 19:58
 
siamo in due!
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#6  19 Giugno 2008 - 10:25
 
tre pesci almeno.

ricordate il contenitore di alluminio che una celebre bevanda che non ha bisogno di pubblicità vende negli autogrill, con un piccolo sovrapprezzo?

è da un anno che lo uso.
lo sciaquo, e lo riempio di acqua di fontana.

In un anno avrò risparmiato 200 bottigliette da 50 cc di pet, usa e getta. Almeno.

A Colorno, questa pratica nelle scuole, con apposita delibera, fa risparmiare migliaia di insensate bottiglie di plastica.

Basta la volontà politica di agire.

Roberto
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PS
un paio di adesivi sul marchio, e di pubblicità sul contenitore di alluminio riutilizzabile, ne faccio a chi voglio io...
utente anonimo
#7  24 Giugno 2008 - 09:36
 
Ormai è da tempo che ho convinto i miei a comprare l'acqua in vetro con la pratica del vuoto a rendere. L'acqua è più buona, costa meno, e produciamo molti meno rifiuti.

Anche io sciacquo sempre i recipienti in plastica ed alluminio che poi avvio al riciclaggio, ma la soluzione migliore resta sempre il riutilizzo, Cercare di evitare di produrre e trasformare è il primo passo verso la sostenibilità.
utente anonimo
#8  24 Maggio 2011 - 05:20
 
Sto bevendo la Sant'Anna da bottiglie biodegradabili ma...oggi ho bevuto l'acqua del rubinetto. Non so se può essere un problema psicologico ma l'acqua di quella bottiglia mi sembra strana, non è la Sant'Anna solita, non riesco a berla. Ci ho ragionato sopra e data la strana pastosità dell'acqua sono arrivata alla conclusione che forse la bottiglia ha già cominciato a... biodegradarsi e chi la beve si beve pure le molecole del contenitore e non credo che faccia bene. Conclusione: appena ho un pò di tempo mi vado a prendere l'acqua di una fontana su una collina qui vicino, nel frattempo bevo quella del rubinetto. Mi piacerebbe comunque sapere il parere dell'esperto su questo mio dubbio e sugli eventuali effetti collaterali. Lisa
utente anonimo
#9  24 Maggio 2011 - 06:49
 
L'acqua imbottigliata è sterile e questo dovrebbe garantire che l'attività biodegradativa cominci solo quando la bottiglia è aperta e la degradazione si accelera se  la si beve direttamente dalla bottiglia. Se poi la si lascai al sole...
I nostri amici microbi, quando in giro c'è qualche cosa di buono per loro non si fanno pregare e si danno da fare alla grande.
I mie sacchetti di carta per la raccolta dell'umido, che tengo anche una settimana nel sottolavello prima di metterli nella compostiera, grazie al compost che aggiungo subito agli scarti proprio per attivare la biodegradazione, spariscono sotto agli occhi ;-).
Va bene la raccolta di acqua alla fontanella pubblica, ma ti consiglio di usare bottiglie in vetro ben pulite, di tenerle in frigo e di consumare l'acqua rapidamente, entro qualche giorno dalla raccolta. Insomma, non fare scorte eccessive in quanto faresti un bel brodo di cultura.
In alternativa chiedi al sindaco di realizzare chioschetti per l'acqua del sindaco sotto casa.
Si ritorna alla vecchia fontana pubblica, ma sempre meglio che andare al supermercato

venerdì 13 giugno 2008

Informazione e Cancro

Allora, grazie alla scuola, alla televisione, ai giornali, a internet, quante sostanze o situazioni conoscete che possono aumentare il nostro rischio di avere un cancro nel corso della nostra vita?

L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro  (IARC) con sede a Lione elenca 105 molecole, metalli, agenti fisici, biologici, lavorazioni che hanno dimostrato di essere pericolose per l'uomo ( di fatto sono degli umani che hanno fatto da cavia).

http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/crthgr01.php

Segue, in ordine alfabetico, l'elenco di 28 di quelle situazioni a rischio di cancro che più facilmente possiamo incontrare nella nostra attività quotidiana, per nostra, ma ancor più, per altrui scelta..

Se li conosci, li eviti o li riduci.

  • Arsenico
  • Asbesto-Amianto
  • Benzene
  • Benzopirene
  • Berillio
  • Butadiene
  • Cadmio
  • Cromo
  • Etanolo nelle bevande alcoliche
  • Formaldeide
  • Radiazioni Gamma
  • Nichel
  • Radionuclidi
  • Radon
  • Silice cristallina
  • Radiazioni solari
  • Tetracloro dibenzo para diossina
  • Cloruro di Vinile
  • Raggi X
  • Aflatossine
  • Pece di carbone
  • Fuliggine
  • Polvere di legno
  • Gasificazione del carbone
  • Produzione carbon coke
  • Fumo passivo
  • Fusione acciaio e ferro
  • Fumo di tabacco

martedì 3 giugno 2008

Rifiuti Campani nei TMB Tedeschi

Rifiuti campani nei TMB tedeschi
Bio stabilizzatore Nel 2005 in Germania erano operativi 73 inceneritori con una capacità di 18 milioni di tonnellate all'anno e 64 impianti di trattamento meccanico biologico con la capacità di 6,1 milioni di tonnellate.

Mentre la maggior parte degli inceneritori è stato realizzato tra gli anni '80-'90, gli impianti MBT si sono imposti alla fine degli anni '90 e sono in forte crescita.

Questi impianti trattano i MPC indifferenziati e, in alcune decine di giorni eliminano i rischi igienico-sanitari  della frazione putrescibile, che viene trasformata in anidride carbonica e acqua e contemporaneamente è eliminata  biologicamente la carica batterica pericolosa. Durante la fase biologica nella bioossidazione c'è anche una importante riduzione della massa per evaporazione dell'umidità a causa del calore sviluppato dal processo biologico.

Successivamente trattamenti meccanici provvedono a separe le varie frazioni  dei materiali inerti o poco biodegradabili in base al peso specifico e alle loro caratteristiche elettromagnetiche.

A parità di materiale trattato, l'impatto ambietale di un impianto MBT è nettamente ed intrinsecamente inferiore a quello di un inceneritore co recupero energetico.



Una parte dei rifiuti campani è andata a finire in un impianto MTB tedesco, in particolare in quello di Croebern.



Ecco il commento di Enzo Favoino della Scuola Agraria di Monza , un esperto di trattamenti biologici a livello mondiale:



"Conoscevo Croebern come uno dei più grandi impianti MBA (= TMB) tedeschi,



si tratta di un normale impianto di TMB, schema "splitting" (a separazione di flussi) e con design del sistema praticamente uguale a quelli campani (poi perché i tedeschi riescano a farli funzionare, e l'Impregilo no, è uno dei tanti paradossi che fanno parte della iconografia del "paese doo sole")



Schema di flusso:



http://www.zaw-wachau.de/mix/mba_verfahren.htm



Sostanzialmente



- recuperano un 10% di materiali valorizzabili (holz=legno, metalle= metalli)



- mettono a discarica (deponierung) un 35% stabilizzato ed inertizzato e



- mandano a recupero energetico (thermische verwertung) le frazioni ad alto potere calorifico (45%)



Tenete presente, per quanto concerne l'ultimo punto, che (anche) in Germania c'è il divieto di discarica per materiali con PCI > 13 Mj"


E' probabile che il recupero energetico in Germania si effettui usando il bioessiccato come combustibile in cementifici, al posto di una pari quantità di carbone. Il 30 % che manca all'appello è acqua e organico putrescibile immessi in atmosfera, durante il trattamento biologico come vapor acqueo e anidride carbonica.



Ricordo che i Germania si ricicla e si composta circa il 54% dei rifiuti urbani, esiste l'obbligo del vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e gli inceneritori non ricevono incentivi pubblici.



Se questo schema fosse stato adottato in Campania, oggi non  avremmo il cumulo di ecoballe e forse neppure i rifiuti nelle strade.

Postato da: federico46 a 18:53 | link | commenti (13)
vedi napoli, tmb


Commenti:
#1  04 Giugno 2008 - 09:45
 
"Ricordo che i Germania si ricicla e si composta circa il 54% dei rifiuti urbani, esiste l'obbligo del vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e gli inceneritori non ricevono incentivi pubblici."

Beh! In Germania ormai possono permettersi di non incentivare gli inceneritori, visto che ci sono e hanno fatto e continuano a fare una discreta fetta del lavoro "sporco". In Italia (vista anche la situazione in cui vertono alcune regioni) certi incentivi pubblici credo siano necessari... o no?

Massimo
utente anonimo
#2  04 Giugno 2008 - 10:51
 
In Germania gli inceritori non sono mai stati incentivati con danaro pubblico. Il fatto che ricevano rifiuti dall'estero significa che questi impianti sono sovradimensionati rispetto alla richiesta interna di smaltimento
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#3  04 Giugno 2008 - 11:39
 
Considerata la percentuale (20%?) di rifiuti urbani che finiscono direttamente in discarica non mi pare che gli inceneritori in Germania abbiano raggiunto/superato la richiesta interna di smaltimento (come è successo negli ultimi anni in Svizzera, sempre in riferimento ai RSU). Il fatto che ricevano rifiuti (urbani, industriali, speciali) dall'estero potrebbe significare semplicemente che gestire la monnezza è un ottimo affare e che vista la vastità, diversificazione e grado di specializzazione del settore (che riduce al minimo lo smaltimento in discarica) possono permettersi entrate aggiuntive. Non hanno incentivi statali (siamo sicuri che non abbiano mai avuto incentivi pubblici gli inceneritori tedeschi?)... ora si accontentano degli incentivi "esteri" (che sicuramente fanno felice anche lo Stato).

L'Italia non è la Germania, purtroppo (vabbeh che a livello regionale la situazione cambia in maniera sostanziale).
utente anonimo
#4  04 Giugno 2008 - 14:00
 
Nelle discariche tedesche finisce l'indifferenziato inertizzato con impianti MTB e le ceneri degli inceneritori, la cui massa è il 20-30 % dei rifiuti inceneriti. Le ceneri volanti in particolare trovano rifugio nelle miniere di salgemmma abbandonate, dove fino a poco tempo fa arrivavano anche le ceneri leggere dell'inceneritore di Brescia ( 31.000 tonnellato/anno) e di altri inceneritori italiani. Ovviamente i tedeschi per il servizio si sono fatti pagare bene, ma questo non ha suscitato lo scandalo di nessuno.
Gli inceneritori tedeschi sono anche contenti di bruciare i rifiuti napoletani perchè, grazie alla loro elevata umidità, riescono ad abbassare il potere calorifico dei rifiuti tedeschi, che molto secchi, grazie alle raccolte differenziate rischiano di mettere fuori uso i forni a griglia progettati per poteri calorifici più bassi.
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#5  04 Giugno 2008 - 23:01
 
altro che fascisti su Marte!
Guzzanti s'è perso un pezzo.
Milano 1939: raccolta porta a porta,selezione e riciclo

in pratica VEDELAGO nel 1939:
http://it.youtube.com/watch?v=ZSrrxBhiHnA

(seriamente) VEDELAGO oggi:
http://it.youtube.com/watch?v=VJ7ZWkSPqOM
utente anonimo
#6  05 Giugno 2008 - 04:45
 
"Nelle discariche tedesche finisce l'indifferenziato inertizzato con impianti MTB e le ceneri degli inceneritori, la cui massa è il 20-30 % dei rifiuti inceneriti."
Specificato che parte (50%) delle ceneri pesanti prodotte dagli inceneritori tedeschi non finisce in discarica ma vengono riutilizzate, dopo adeguato trattamento, in edilizia.



"Le ceneri volanti in particolare trovano rifugio nelle miniere di salgemmma abbandonate, dove fino a poco tempo fa arrivavano anche le ceneri leggere dell'inceneritore di Brescia ( 31.000 tonnellato/anno) e di altri inceneritori italiani. Ovviamente i tedeschi per il servizio si sono fatti pagare bene, ma questo non ha suscitato lo scandalo di nessuno."
A me personalmente questo fatto non scandalizza più di tanto. Se non vado errato anche svariati inceneritori europei che non erano attrezzati in tal senso si sono più o meno temporaneamente affidati alla Germania per lo smaltimento delle ceneri leggere (e non solo).

Massimo
utente anonimo
#7  05 Giugno 2008 - 07:26
 
Caro Massimo
proprio ieri ho inviato a Epidemiologia e Prevenzione una mia rassegna bibliografica sugli impatti ambientali delle ceneri prodotte dagli inceneritori. Se dagli ingegneri, da cui arrivano tutte le soluzioni, la palla passa ai tossicologi, si scopre che le ceneri pesanti, che si pensavano inerti o al massimo controllabili in base alla presenza di metalli pesanti nei lisciviati, rilasciano anche composti organici genotossici. Certamente esistono metodi per eliminare anche questo problema, basta che qualcuno paghi i costi economici ed energetici di questo ulteriore trattamento che amo definire "accanimento terapeutico".
Personalmente preferisco la precauzione, non produrre ceneri e se proprio voglio farlo, mettere in discariche idonee le ceneri inertizzate il più possibile.
In quanto all'uso delle ceneri pesanti per fare cemento, la presenza di alcuni metalli di troppo, quali alluminio e cromo, mette in discusione la loro durata nel tempo.
Il brevetto del Centro di Vedelago che per estrusione produce sabbia sintetica per produrre mattoni coibentati con le plastiche non riciclabili, mi sembra un'idea un tantino più furba che quella di bruciare le sudette plastiche. Provo ad insistere a ricordare che riduzione, riciclo e trattamenti meccanico biologici non hanno questo tipo di problemi. Anche queste tecnologie richiedono attenzione, ma sono intrinsecamente più sicure ed in grado di risolvere completamente il problema. In particolare non trasformano in rifiuti tossici (le ceneri leggere e i fumi) imballaggi e bucce di patate.
E' vero, nelle miniere di salgemma tedesche sono finite le ceneri leggere di altri paesi, oltre all'Italia; certamente un cliente è stato l'inceneritore di Vienna. Tuttavia, a ben vedere si tratta di un traffico legale di rifiuti tossici fatti pagare, giustamente, molto più cari dei rifiuti campani e lo ripeto, per questo nessuno ha gridato allo scandalo e ha tirato in ballo l'orgoglio nazionale. Il giorno che i Tedeschi dicono basta così, voglio vedere come ne usciamo.
In quanto agli inceneritori tedeschi so per certo che la scelta di puntare sul riciclo ha costretto qualche anno fa alla chiusura uno dei due inceneritori di Monaco di Baviera e il secondo, per sopravvivere, deve cercare rifiuti in giro, quindi ben vengano i rifiuti napoletani. Sono curioso di vedere come andrà in Germania il mercato dei "termovalorizzatori" quando gli impianti esistenti saranno arrivati alla fine della loro vita operativa e quando gli investimenti saranno stati ammortizzati.
In Italia è certo, senza le sovvenzioni delle famiglie italiane, tutti gli inceneritori, chiuderebbero tutti il giorno dopo.
Proprio come è successo negli Stati Uniti all'inizio degli anni '90.
Tra parentesi, il costo dell'incenerimento in Germania è tra i più alti in Europa e più alto di tutti i trattamenti possibili tra cui quelli meccanico biologici. Anche qui, qualche motivo per questi costi così alti ci sarà.Non sarà proprio l'accanimento terapeutico e il rigoroso rispetto delle norme di sicurezza?
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#8  05 Giugno 2008 - 12:54
 
salve, anche io combatto gli inceneritori e le volevo proporre di visitare il mio blog e se le va di fare uno scambio link.

www.gianlucapistore.com

attendo risposte. saluti
utente anonimo
#9  05 Giugno 2008 - 13:40
 
Caro Gianluca
ho dato un'occhiata al tuo sito.
Complimenti per la tua voglia di cambiare il mondo, speiamo di farcela. Qualche tempo fa ho ricevuto una telefonata da un signore di Napoli che dalle cose accennate temo sia lo stesso tizio che propone di riemoire di monnezza il Vesuvio. Hai risposto bene amche se temo che abbiano più credito queste stupidate che le nostre proposte.
Non ho famigliarità sulle modalità di funzionamento dei link, comunque posso provare a metterti tra i miei amici, se puoi fare altrettanto con me la cosa non può che farmi piacere
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#10  07 Giugno 2008 - 09:05
 
Dal punto di vista generale non posso che essere d'accordo con Lei, anche se certi aspetti continuano a lasciarmi perplesso. Per come la vedo io, il problema è che in Italia (anche se qui il discorso si fa complesso e contraddittorio) siamo ben lontani dal poter puntare direttamente a risolvere completamente il problema rifiuti (o iniziare a farlo, come fa la Germania, la Danimarca, la Svizzera, il Belgio, l'Olanda o chissà quale altro stato... bizzarro pensare che i paesi che inceneriscono di più sono anche quelli meglio messi a livello di riciclaggio e raccolta differenziata). La maggior parte dei rifiuti nostrani finisce direttamente in discarica e nel ventaglio di soluzioni per alleggerire questo carico c'è ANCHE l'utilizzo degli inceneritori. In Germania, quando gli impianti esistenti arriveranno alla fine della loro vita operativa, non avranno materiale interno o esterno da incenerire e quant'altro, verranno chiusi, demoliti o riconvertiti in chissà cosa. Ma il processo è graduale e probabilmente passeranno decenni prima che l'ultimo inceneritore cessi l'attività (tanto ci sono gli altri stati che tappano i buchi!). Gli Stati Uniti meritano un discorso a parte, hanno abbandonato la strada dell'incenerimento ma mi risulta siano ben lontani dall'essere un modello del riciclo anti-discarica (anzi!). Le realtà come Vedelago devono essere lette e interpretate nella loro specifica realtà, realtà che difficilmente può essere esportata ovunque, per qualsiasi rifiuto o in qualsivoglia scala territoriale.

Sospetto che in Italia, senza le sovvenzioni delle famiglie italiane, chiuderebbero solo gli inceneritori (tutti?). Potessimo almeno permetterci l'accanimento terapeutico tedesco!

Massimo
utente anonimo
#11  07 Giugno 2008 - 09:11
 
Pardon... La penultima frase l'ho mal formulata: "Sospetto che in Italia, senza le sovvenzioni delle famiglie italiane, chiuderebbe ben altro dei soli inceneritori (tutti?)."
utente anonimo
#12  24 Aprile 2010 - 15:52
 
salve mi chiamo Domenico Di Gennaro e faccio parte del presidio permanente di Taverna del Re - Giugliano (Na), il sito di balle di rifiuti realizzato dai vari commissari che si sono succeduti in Campania.   in riferimento al decreto legge che stabilisce la costruzione di un impianto per lo smaltimento delle balle di rifiuti da costruire nel comune di Giugliano, il comitato ambientalista cittadino si sta incontrando per fare una propria proposta che metta fine allo scempio in atto.   alcuni politici locali hanno proposto di costruire un inceneritore, noi proponiamo di ritrattare le balle mediante un impianto di TMB, oppure di utilizzare il SISTEMA NORA messo appunto dall'ing. Ennlo Italico Noviello del CNR e prodotto dal THE MIND ECOSOLUTION, vi chiedo se voi avete individuato un metodo ad impatto zero, per smaltire balle di rifiuti talquale, vecchie di 4/5 anni.   distinti saluti Domenico Di Gennaro.
digennarodomenico@gmail.com
utente anonimo
#13  25 Aprile 2010 - 09:37
 

Caro Domenico
la partita è molto difficile ma bisogna provare a vincerla.
Usare i trattamenti meccanico biologici per le ecoballe è possibile .
Si possoo portare a loro difesa i brevi tempi di realizzazione,  i contenuti costi digestione, la grande flessibilità in grado di fare la scelta migliore per ogni situazione e il basso impatto ambientale.
Come sai per qualcuno tutti questi sono grandi difetti :-)
Il prof De Feo dell'uiversità di Salerno ( se non ricordo male) ha fatto una analisi Ciclo di Vita per la provincia di Avellino che ha promosso i TMB rispetto all'incenerimento. Pensio che sia utile contattarlo per sapere che ne pensa, quantomeno poptrebbe rifare l'analisi  LCA per il territorio di Giugliano.
L'ideale sarebbe che dagli scarti biostabilizzati  con i TMB si possano fare recuperi di materia. Per quanto ne so,m adeguati trattamenti meccanici possono separare la frazione inerte ( metalli, vetro, ceramicai..) certamente recuperabile, la frazione di plastiche indifferenziate può essere destinata alla produzione di manufatti edili secondo l'esperienza della signora Poli ( Vedelago) ; infine la frazione cellulosica  e organica biostabilizzata (mi sembra improponibile un uso agricolo del compost di dubbia qualità)  potrebbe essere utilizata per la produzione di biogas secondo la tecnica degli ECOCUBi sviluppata dalla Ecodeco. So che questa scelta è criticata ma mi sembrerebbe utile fare un approfondimento. I dubbi sono anche normativi ma vista l'emergenza se la soluzione non ha impatti significativi, come affermano i progettisti, varrebbe la pena verificarne la fattibilità.
L'aspetto interessante di questa scelta è che con costi di investimento contenuti il sistema ha un recupero energetico  (biogas) che, oltre che godere leggitimamente degli incentivi dei certificati verdi, potrebbe rendere energeticamente autonomo l'intero ciclo di trattamento delle ecoballe.
Ovviamente è necessaria anche una discarica, per lo stoccaggio degli ecocubi  e dei materiali non riutilizzabili ma questo sarebbe necessario anche con un inceneritore e anche in questo caso gli impatti non sono paragonabile ( molto meno quello degli ecocubi, rispetto alle ceneri volanti.
Penso proprio che questo scenario sia possibile;  i vostri e i nostri politici che devono fare le scelte, saranno all'altezza?
utente anonimo